Delitto di riciclaggio: che cosa si intende e quali sono le pene previste
Con il passare degli anni il legislatore ha dato sempre più importanza ai flussi economici, oggi tutte le transazioni, almeno quelle che superano una determinata soglia (oggi il tetto massimo del pagamento in contanti è fissato a 2000 euro), devono essere effettuate mediante una modalità di pagamento tracciabile. E questo perché è necessario sempre dimostrare la provenienza della somma di denaro utilizzata, quando si pongono in essere acquisti importanti è necessario dimostrare non solo la propria solidità patrimoniale ma anche la legittimità della stessa.
Nel nostro ordinamento giuridico, tra gli strumenti predisposti per stigmatizzare nel miglior modo possibile la condotta di chi utilizza i proventi di un reato, spiccano i cosiddetti obblighi di collaborazione attiva, posti in capo ad una platea sempre più vasta: commercialisti, avvocati, notai, bancari, finanziari ecc. costoro infatti, hanno l’obbligo di accertare la provenienza lecita del patrimonio utilizzato dalla clientela, nel caso in cui dovessero avere dei sospetti sono tenuti a diffondere la notizia alle autorità all’uopo predisposte lanciando il cosiddetto SOS (segnalazione di operazione sospetta).
In ossequio ad una visione globale dell’ordinamento giuridico, è sicuramente possibile affermare che il legislatore, sulla scorta della legislazione sovranazionale sempre più presente, ha adottato un approccio multiforme per contrastare il riciclaggio, vera e propria piaga sociale ed economica.
Che cos’è il riciclaggio?
In molti ritengono che il riciclaggio del denaro sia una sorte di ponte che collega il mondo della criminalità con quello della società civile, gli economisti hanno calcolato che i flussi di denaro con provenienza illecita in Italia siano pari al 10% del Prodotto Interno Lordo. Questo è sicuramente un dato allarmante visto che potrebbero determinare delle serie distorsioni della concorrenza e dell’intero tessuto economico a livello nazionale.
Tralasciando l’aspetto economico del riciclaggio e indossando gli occhi del giurista, per poter capire a pieno le caratteristiche di questo reato è necessario leggere l’art 648 bis del Codice Penale.
La norma infatti descrive e stigmatizza la condotta di chi “… sostituisce, trasferisce denaro, beni o altre utilità provenienti da delitto non colposo, ovvero compie in relazioni ad essi altre operazioni in modo da ostacolare l’identificazione della loro provenienza delittuosa”
Come si concretizza il reato di riciclaggio?
Dalla lettura della norma potrebbe non risultare chiaro come concretamente avviene il riciclaggio, è bene quindi analizzare il contenuto della stessa.
Detto in parole povere, il riciclaggio consiste nell’investire capitali provenienti da attività illecite in attività lecite. Il reato in parola, quindi, è scomponibile in tre condotte, tutte necessarie per consumare il reato:
- Placement: il denaro proveniente da reato non colposo viene piazzato nel tessuto economico mediante alcune operazioni ad esempio acquisto, deposito ecc;
- Layering: la fase successiva è quella della stratificazione, ovvero il lavaggio del denaro, ovvero porre in essere operazioni economiche complesse che hanno come scopo quello di camuffare la provenienza illecita del capitale utilizzato;
- Integration: il denaro viene investito concretamente nell’economia legale mediante la consulenza di soggetti professionisti che, almeno generalmente, trasferiscono il denaro in paesi sicuri ovvero con il cosiddetto segreto bancario.
Le condotte tipiche di riciclaggio racchiuse nell’art 648 bis c.p. sono:
- Sostituzione: essa consiste nella trasformazione o nello scambio dei proventi illeciti, si pensi alla condotta di chi compra preziosi con i soldi provenienti da un reato doloso (rapina);
- Trasferimento: per trasferimento si deve intendere qualsiasi traslazione intersoggettiva giuridicamente apprezzabile, ad esempio il cambiamento di intestazione di un bene immobile o di un titolo;
- Altre operazioni: si tratta sostanzialmente di tutte quelle condotte che hanno come finalità quella di ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa del denaro, dei beni o delle altre utilità.
La dottrina e la giurisprudenza discutono sulla possibilità di configurare il cosiddetto riciclaggio indiretto, ovvero se sia possibile attuare la condotta di money laundering in relazione a beni già ripuliti.
La risposta, secondo l’orientamento dominante pare positivo, ma solo nel caso in cui sia ravvisabile il dolo, ovvero la consapevolezza da parte del soggetto agente della provenienza delittuosa dei beni.
È altresì discussa in dottrina la possibilità di configurare il cosiddetto riciclaggio omissivo. Tuttavia, la maggioranza della dottrina, salvo pensieri isolati, ritiene che non sia configurabile il reato in questione mediante una non azione, questo perché la norma descrive inevitabilmente un’azione, o meglio, un reato che presuppone un’azione.
Quali sono le differenze tra reato di riciclaggio e ricettazione
I confini che delimitano il reato di riciclaggio e quello di ricettazione possono essere sicuramente labili, forse a tratti evanescenti, tuttavia, ci sono alcune ed importanti differenze tra questi due reati.
Il reato di riciclaggio, infatti, si sostanzia nella messa in circolazione nel tessuto economico di beni denaro o altre utilità provenienti da un delitto non colposo, con modalità tali da occultare la matrice delittuosa degli stessi. Per quanto concerne il reato di ricettazione invece, prevede che un soggetto acquisti (o acquisisca in altra maniera) i proventi di un furto o di qualsiasi altra attività legale.
Ovviamente affinché il reato in questione possa consumarsi, così come accade per il riciclaggio, è necessario che il soggetto agisca con dolo, ovvero deve sapere che i beni che sta acquistando hanno una provenienza delittuosa.
Le condotte sono sostanzialmente diverse, il riciclaggio è ben più complesso, e l’elemento soggettivo è posto sulla volontà di occultare la provenienza illecita dei beni che verranno immessi nel mercato. Il reato di ricettazione invece si basa esclusivamente sull’acquisto di beni frutto di attività criminosa, inoltre il legislatore non ha nemmeno distinto tra delitti colposi e non colposi.
A conferma della diversità dei due reati, il codice penale li ha disciplinati in due articoli diversi: il riciclaggio è disciplinato nell’art. 648 bis, mentre la ricettazione nell’art 648.
Quali sono le sanzioni per il reato di riciclaggio
Per quanto concerne il profilo sanzionatorio, l’articolo 648 bis del codice penale prevede in modo puntuale le pene previste per il riciclaggio, ovvero la reclusione da anni quattro fino ad anni dodici, e una multa da euro 5000 fino ad un massimo di euro 25000.
Il legislatore inoltre ha previsto un inasprimento della pena nel caso in cui il reato in parola sia stato commesso nell’esercizio di un’attività professionale.
Un aumento della pena è altresì previsto nell’art. 7 della legge n. 575 del 1965 (misure di prevenzione antimafia) quando il reato di riciclaggio è commesso da chi è stato sottoposto a misura di prevenzione con provvedimento definitivo.
Reato di riciclaggio: a chi rivolgersi?
Per avere maggiori dettagli ed informazioni sul riciclaggio è consigliabile rivolgersi ad un professionista in modo da poter comprendere appieno le sfumature e le caratteristiche di questo reato.
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