Buonasera,
una settimana fa ho acquistato da un venditore privato sulla piattaforma [….] un cellulare Samsung Galaxy S7 edge ad un prezzo molto più basso di quello in commercio, ho immediatamente deciso di procede all’acquisto: ho contattato il venditore, ci siamo accordati, ho effettuato il pagamento con PayPal, e da quel momento non sono più riuscito a contattarlo. Per fortuna PayPal applica una politica di rimborso in caso di truffa telematica, ma volevo sapere se sia il caso di procedere comunque con una denuncia alla polizia postale.
L’avvocato nostro partner ha risposto affermativamente: se il web è indubbiamente una risorsa, anche in relazione alla possibilità di acquistare oggetti e servizi, e anzi lo shopping online è entrato prepotentemente nelle abitudini anche degli italiani, le truffe telematiche, soprattutto ad opera di privati, sono tutt’altro che infrequenti.
È possibile individuare diverse tipologie di reati che si consumano sul web, come per esempio quelli inerenti all’hacking, al phishing, al bancomat e alle carte di credito.
L’hacking è l’insieme dei metodi, delle tecniche e delle operazioni volte a conoscere, accedere e modificare un sistema hardware o software, finalizzato all’incremento di prestazioni, alla rimozione di limitazioni al funzionamento, all’alterazione della struttura di un programma, all’aggiunta di funzioni ad un programma, all’utilizzo non autorizzato, alla pubblicazione di contenuti non autorizzati.
Il phishing è una truffa informatica che ha come scopo il furto dei dati personali dell’utente, realizzata solitamente tramite posta elettronica, precisamente attraverso email che apparentemente provengono da banche o portali di servizi, spesso informativi di problemi legati all’account personale dell’utente, per i quali si forniscono suggerimenti per la risoluzione delle problematiche.
Quando invece i criminali informatici intercettano le coordinate di pagamenti fatti con carte di credito, utilizzando poi le stesse tracce per fare nuovi acquisti all’insaputa del vero proprietario, si parla di Sniffing.
Assai pericolosi pure i Trojan banking, virus informatici che si autoinstallano, si autoriproducono e diffondono fino a minare il corretto funzionamento del sistema, inclusa la fuoriuscita incontrollata dei dati personali.
Dal momento che è in Rete che avvengono ancora la maggior parte delle frodi (circa 17mila nel 2016), sarebbe bene proteggere i propri acquisti online:
- Evitando di inserire i dati personali e quelli relativi alla carta qualora si dovesse ricevere un’email simile a una comunicazione ufficiale della banca personale, ma piuttosto avvertire la banca e le forze dell’ordine
- Osservando l’indirizzo delle pagine adoperate: se si nota la dicitura “https” si tratta di siti che utilizzano protocolli di sicurezza per la protezione dei dati
- Utilizzando sempre, se possibile, carte prepagate non direttamente collegabili al conto corrente
- Stampando e conservando le ricevute di pagamento.
E se, nonostante questi accorgimenti, si dovesse incappare in una truffa online?
Innanzitutto è necessario sporgere querela il prima possibile (la si può presentare fino a novanta giorni successivi, ma ogni istante è prezioso) recandosi apresso un qualsiasi comando di polizia (o qualsiasi altra forza dell’ordine, carabinieri, guardia di finanza, etc.) o presso la Procura della Repubblica della propria città, o tramite il sito del commissariato di P. S. online: tuttavia è doveroso tenere presente che compilare il modello in internet non esime dal doversi presentare personalmente presso l’ufficio.
Questa modalità consente tuttavia evidenti risparmi in termini temporali, sia perché all’atto della presentazione negli uffici di Polizia postale si saranno già espletate alcune delle incombenze necessarie, sia perché verrà riservata una corsia preferenziale, qualora, nell’ufficio prescelto, si volessero apportare eventuali integrazioni.
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